Terza puntata della rubrica “Pensarsi”, dove Giacomo Pasini riflette sul tema del contesto culturale. Esso è formato dal luoghi fisici, statici, e dalle persone, dinamiche ed incerte. Analizza poi il dialogo che si crea tra questi due elementi che formano il contesto culturale da cui ognuno di noi proviene, che ovviamente varia singolarmente.
Il contesto culturale: un dialogo tra luoghi e uomini
I luoghi e le persone
Sono due gli elementi che rapiscono la mia attenzione mentre viaggio: i luoghi e le persone.
I luoghi, perché viaggiando è inevitabile attraversare fisicamente uno spazio. I posti che attraversiamo ci danno un’idea di staticità, ci paiono fissi, immobili, immutabili (anche se in realtà non è così, hanno solo un tempo diverso dal nostro, un tempo geologico). Solitamente ci facciamo un’idea dei luoghi che visiteremo prima di partire: sappiamo che se andremo in Cambogia visiteremo Angkor Wat o a Parigi la Tour Eiffel. Loro sono lì fermi e noi dobbiamo solo raggiungerli. Chi decide di viaggiare è quasi costretto a guardarsi intorno, a sentire i rumori, gli odori, a percepire con i propri sensi lo spazio che si attraversa o in cui ci si trova. Insomma nel viaggiare non ci si può non spostare all’interno di un luogo fisico, che in un qualche modo conosciamo attraverso il nostro corpo.
Dentro ai luoghi non possiamo che trovarvi gli uomini. Se, però, i luoghi sono fermi e ci danno quell’idea di sfondo immutabile e si può decidere di visitarli o meno, oppure di attraversarli senza fermarcisi, le persone, invece, rappresentano una grossa variabile. Infatti non si sa mai cosa aspettarsi dagli altri esseri umani. Spesso l’idea che ci facciamo è frutto di stereotipi e di esperienze altrui, mentre la nostra esperienza sarà sempre diversa da quella degli altri. Le persone sono la variabile più incerta: ci si può imbattere in uno svizzero ritardatario e in un italiano puntuale, mentre l’idea che ci siamo fatti è del tutto differente.
Un dialogo infinito
Luoghi e persone tendono a mescolarsi attraverso un dialogo reciproco che perdura da sempre: i luoghi modificano le persone che li vivono e gli uomini donano i significati agli spazi che abitano.
Io per esempio sono un campagnolo, cresciuto nella pianura, in spazi molto aperti ed ampi, in piccoli paesi dallo scarso traffico. Quando arrivavo a Milano con i miei amici, si poteva notare da lontano che noi venivamo dalla campagna. Il luogo in cui nasciamo e cresciamo ci plasma. Per un ragazzo che nasce e cresce in città non ci sono difficoltà nel prendere una metropolitana o nel guidare nel traffico. Un montanaro, invece, sarà abituato alla quiete, al silenzio, a camminare in salita e discesa e ad avere un certo stile di vita.
Quindi se da un lato i luoghi modificano le strutture mentali delle persone, dall’altro lato sono le persone a dare significato ai luoghi attraverso vari modi: attribuendo nomi ai posti, costruendo edifici di culto, dando vita al paesaggio agrario attraverso la creazione dei campi per sostentarsi; o anche attraverso l’aggregazione di case che dà vita a paesi, città, all’interno delle quali troviamo le piazze, che portano determinati nomi e dove le persone si siedono, si riposano, passeggiano, leggono, chiacchierano.
Il contesto culturale
I luoghi e le persone costituiscono il contesto culturale all’interno del quale nasciamo e cresciamo. L’essere umano non prescinde mai da un contesto culturale ed è grazie ad esso che noi esistiamo in quanto uomini. La natura umana è inevitabilmente culturale.
Nel nostro processo di crescita, quindi, assorbiamo una certa cultura. È come se avessimo un bagaglio vuoto alla nascita. Esso viene riempito, a partire dal nostro giorno zero, da ciò che percepiamo intorno a noi (il luogo) e da ciò che apprendiamo dalle persone che ci aiutano a crescere. Questo bagaglio ce lo portiamo dietro in ogni situazione. Nel corso di un viaggio esso diventa sempre più ingombrante, in quanto vogliamo proiettare ciò che abbiamo appreso all’interno della nostra cultura in ogni posto in cui andiamo. La nostra specifica cultura è ciò che stabilisce la nostra prospettiva, il nostro modo di vedere le cose. Da bagaglio si trasforma in paio di occhiali in quanto è il nostro modo di osservare il mondo. Ci è inevitabile andare in posti lontani senza guardare ciò che ci circonda attraverso le lenti della nostra cultura. Noi diamo per scontato che gli altri vedano le cose nello stesso modo in cui le vediamo noi, ma così non è. Le persone che incontriamo vivono con il loro bagaglio sulle spalle, con il loro paio di occhiali appoggiati sul naso, con la loro cultura che hanno appreso in quanto membri di una società.
Giacomo Pasini
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