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Facile cascarci…

Qualche giorno fa abbiamo inviato a tutti i centri un Vademecum dove ricordavamo regole, principi e le attività da svolgere per portare avanti il Progetto di Sostegno a distanza. Questo è avvenuto non perché ce ne fosse la necessità, ma perché negli ultimi anni abbiamo sviluppato nuovi strumenti che ritenevamo giusto raggruppare in un unico documento, abbiamo definito nuove tempistiche per svolgere le varie attività di monitoraggio a seconda delle realtà stesse dei paesi e, infine, abbiamo regolamentato progetti e azioni extra a quelle del sostegno a distanza, come il Progetto di Istruzione Terziaria e la possibilità di richiedere aiuti per eventuali necessità dei centri o loro piccoli progetti

Una delle attività di monitoraggio previste in questo Vademecum è l’aggiornamento sui bambini che deve essere compilato dalle responsabili nel periodo iniziale dell’anno accademico del paese. Ogni anno questo questionario, come tutti gli altri, viene da noi analizzato, valutato e modificato per renderlo sempre più efficiente per consentire alle suore di fornirci informazioni sempre più dettagliate.

Quest’anno abbiamo aggiunto una domanda al questionario: se nell’abitazione del bambino c’è acqua corrente. Per noi era un parametro importante per valutare le abitazioni di bambini soprattutto in Angola dove abbiamo visto con i nostri occhi come l’acqua corrente sia arrivata in alcuni comuni solo da pochi mesi. Quello che non avevamo nemmeno valutato è che la mancanza di acqua corrente potesse essere una problematica anche in Brasile e questo ci ha lasciate basite!  


Anche noi infatti cadiamo spesso in quell’errore di sottovalutare la povertà brasiliana e la sua realtà. Certo, conosciamo le problematiche, le caratteristiche del paese, la miseria e le necessità ma forse non avendo ancora potuto visitare di persona le comunità, ci risulta molto difficile non cadere nella trappola di presupporre come possa essere la realtà locale. 

È stata più forte l’idea culturale del Brasile come paese moderno, di spiagge, di grattacieli e case come le nostre che la verità di quello che accade nelle comunità in cui il Progetto è attivo, di cui abbiamo quotidiani racconti, grazie alle responsabili dei centri e le lettere dei bambini è venuta in secondo piano.

Infatti, ci sono bastati i primi aggiornamenti ricevuti da Itaboraí per stupirci di quanto l’acqua corrente sia un lusso anche in Brasile e che ad Itaboraí su 42 bambini sostenuti 27 non hanno acqua corrente in casa. Non ci immaginavamo certo le favelas brasiliane con docce calde e bagni riforniti, ma sapere che l’acqua corrente è un lusso non solo in Angola e in Africa in generale, ma in tanti altri paesi che crediamo più “in via di sviluppo” ci ha fatto capire ancora una volta di non sottovalutare l’importanza della curiosità. 

Infatti siamo sincere, siamo rimaste basite ma è stato un attimo! Subito dopo siamo tornate in noi e nella nostra razionalità ma anche consapevoli di quanto sia importante cambiare prospettiva e non affidarsi alla percezione iniziale che abbiamo di un luogo! 

Tu come te lo immagini il Brasile? Saresti caduto anche tu in questo errore?