Qualche giorno fa abbiamo parlato di sicurezza con Irma Jaqueline, del centro di Itaboraí in Brasile, e per giorni abbiamo pensato e ripensato a quello che ci ha raccontato.
Nel nostro immaginario il pericolo più grande in Brasile sono le persone legate al traffico di droga: armate, cattive e senza scrupolo. Ed è cosi, sia chiaro, il traffico di droga è uno dei settori più pericolosi al mondo ed esserci legato in qualche modo è veramente pericoloso, ma come ogni situazione al mondo bisogna guardarla da un’altra prospettiva: quella di chi vive nell’epicentro del traffico.
Itaboraí è proprio questo, situata nella periferia di Rio de Janeiro, antico lebbrosario, centro nevralgico del traffico di droga della zona.
Eppure ad Itaboraí è il traffico a mantenere la sicurezza nei quartieri. Il problema, racconta Irma Jaqueline, è quando arriva la polizia ed è “un fuggi fuggi tra spari da ogni lato”, è della polizia che bisogna avere paura ed è strano sentirselo dire se non ci riflettiamo bene.
Si perché se ci riflettiamo e andiamo a vedere i dati la situazione è chiara: sono migliaia gli omicidi registrati commessi da agenti della polizia militare in servizio. Nella maggior parte dei casi, sul rapporto del caso c’è scritto che la persona faceva parte di una banda criminale ed è morta dopo aver opposto resistenza. Per sicurezza, spesso si altera la scena del crimine piazzando un’arma o qualche altra “prova” accanto al cadavere. Dunque, la persona assassinata è responsabile della propria morte e il caso è chiuso. È chiuso anche se si tratta di un bambino di 10 anni ucciso sulla porta di casa mentre giocava a pallone.
È per tutto questo che alla fine la risposta di Irma Jaqueline ad “avete un qualche tipo di servizio di sicurezza al centro?” ci sembra ora chiara e non ci sconvolge più di tanto, ci ha risposto infatti che “il traffico è la nostra sicurezza”.
E chi è il traffico? Chi sono le persone legate al traffico? Sono i genitori dei bambini che frequentano il centro, e se non sono i genitori sono gli zii, i fratelli, i cugini, i nonni. Sono persone della comunità. Sono i partecipanti alle feste del Centro, armate anche in quelle occasioni.
Capisci come cambia la prospettiva a seconda di chi racconta o di chi guarda?
In questi pochi anni in cui io e Luisa lavoriamo al Faggio Vallombrosano sono state molte le volte che abbiamo potuto renderci conto di ciò e, per quanto terrificante e scioccante questo sia, è sempre stato più semplice comprendere ascoltando le storie di chi certe situazioni le vive ogni giorno ed è per questo che cerchiamo in questo blog di raccontarvele. Per ricordarvi che qualsiasi realtà, qualsiasi situazione, qualsiasi guerra perfino, va guardata da più di una prospettiva per capire i vari punti di vista e poterci immedesimare e comprendere la LORO realtà.
Quante volte ti è capitato di cambiare idea su un argomento semplicemente ascoltando vari punti di vista?
Raccontacelo nei commenti!
Scritto da Sara.
0 commenti